di MIRELLA PACIFICO – Nei giorni scorsi a Stilo è stata inaugurata la fondazione “De Leo – Pacetta”, fondata e voluta da Domenico De Leo, originario del reggino, ma residente di Cosenza. Questo nuovo sodalizio mira a fornire un servizio per la cura e l’assistenza delle persone più bisognose, in particolare degli anziani. L’iniziativa, che non ha fini di lucro , rappresenta l’ennesimo tassello di un mosaico il cui titolo potrebbe essere: “Signorilità e generosità”, ovvero i tratti caratterizzanti Domenico De Leo, il promotore della neo fondazione. Una persona che nel lontano 1936, appena dodicenne inizia da Siderno, suo paese di origine, a vendere articoli vari, e approda nei primi anni ’70 a Cosenza, dove vive e svolge tuttora la sua attività di commerciante all’ingrosso di biancheria. Con sacrificio, ma anche con grande intelligenza e spirito imprenditoriale, è riuscito a costruirsi una discreta posizione, sempre appoggiato dalla moglie, ora defunta, una donna esemplare per bontà e umiltà, Alfonsina Pacetta di Stilo e dai due figli, Carmen e Giuseppe, che non hanno mai fatto venir meno il loro appoggio alle iniziative intraprese dai genitori. Durante la cerimonia di inaugurazione, Domenico De Leo ha detto che con il corpo vive a Cosenza, ma con il cuore è sempre rimasto nel reggino, in particolare a Stilo, Pazzano, Bivongi e Siderno. Un attaccamento alla terra di origine che non è provincialismo, ma affetto di chi sa che il cuore ha il primo posto nella vita. La mentalità deve essere aperta, tollerante, cosmopolita, perché siamo cittadini del mondo, ma l’azione deve essere locale e le radici, la memoria storica sempre vivi, per dire al mondo chi si è e da dove si viene. Nella Fondazione voluta per la popolazione di Stilo emerge la grandezza di Domenico De Leo, sempre comunque manifestata nella quotidianità di un imprenditore che ha operato con la passione per il proprio lavoro e con il rispetto e l’amore verso gli altri, siano essi i dipendenti, i clienti, i familiari, gli amici o il prossimo sconosciuto. Un esempio perfetto di come non essere schiavi del denaro, ma rendere il denaro “schiavo” dell’uomo, usarlo per se stesso sì, per condurre una vita più agiata, ma anche per far stare bene gli altri, incrociando i loro bisogni e aiutandoli ogni qualvolta è stato ed è possibile. A questo proposito, è da sottolineare che tra i progetti della fondazione rientra l’acquisto di un mezzo idoneo, ambulanza o altro, per il trasporto dei pazienti dializzati della zona verso i vicini ospedali. Questi sono i modelli di cui i ragazzi di oggi hanno bisogno, ragazzi, spesso, smarriti, alla ricerca di emozioni forti per superare il vuoto che avvertono fuori e dentro di loro. Un modello di come la grandezza non sia nell’avere ma nell’essere. Nell’essere il custode, il testimone e l’espressione di valori e modi di essere autentici, quali l’altruismo, il dare senza sapere di ricevere,la sensibilità, la discrezione, il rispetto non formale ma dettato dalla sincerità degli affetti; l’agire in punta di piedi per non intralciare il vissuto di nessuno. In sintesi, l’usare per il bene comune i doni che il Signore elargisce. Tutto ciò per vivere una vita bella, che non sia solo vana e opaca esteriorità, ma luminosa e illuminante interiorità, per essere in pace con il mondo e mettere il capo sul cuscino dicendo “Oggi ho fatto qualcosa di buono, ho adempiuto al mio dovere di uomo”.